sabato 7 giugno 2008

Caro Presidente, anche noi siamo italiani

Riportiamo il testo della lettera aperta inviata al Capo dello Stato in merito alla vicenda degli "sbarchi" di rifiuti campani in Sardegna. La lettera è stata firmata da: Salvatore Deidda, Dirigente Nazionale di Azione Giovani; Antonella Zedda dell'Esecutivo Nazionale di Azione Universitaria; Giulio Uras per Azione Giovani Cagliari; Carlo Poddesu per Azione Universitaria Cagliari; Alessia Assorgia, Responsabile Provinciale di Azione Studentesca; Laura Fei per Azione Giovani Caravella; Alessandro Serra, Capogruppo di Alleanza Nazionale al Comune di Cagliari; Paolo Meloni, Consigliere Provinciale di Alleanza Nazionale; Toto Sirigu, Responsabile Organizzazione di Alleanza Nazionale per la Provincia di Cagliari; Paolo Truzzu, Presidente della Circoscrizione n°5 di Cagliari; Marco Verza, Consigliere di Alleanza Nazionale nella Circoscrizione n°1 di Cagliari.
Caro Presidente,
Le scriviamo in merito al drammatico problema riguardante i rifiuti campani. Siamo consapevoli che il problema le sta a cuore visto che è la sua terra natia ma le esprimiamo, in quanto Capo dello Stato, il nostro sconforto nell’apprendere che la nostra isola sarà ancora meta delle carrette che attraversano il Tirreno cariche di rifiuti.
Il nostro non è egoismo o scarso sentimento patriottico verso nostri concittadini, ma riteniamo che ancora oggi non siano stati individuati e puniti i responsabili della situazione che ha portato la Regione Campania a questa deriva e inoltre consideriamo un’offesa che lo Stato si ricordi della Sardegna solamente nel momento in cui deve offrire il proprio aiuto. Temiamo, altresì, che la solidarietà dei Sardi, lungi dal sortire effetti benefici per la popolazione campana, finisca invece per alimentare il giro d’affari malavitoso che si è sviluppato intorno all’emergenza rifiuti.
Ci permettiamo di rubarle ancora un po’ di tempo per spiegarle il nostro sentimento.
La nostra Isola attraversa una grossa crisi economica, con attività, grosse o piccole, che chiudono e mandano a spasso lavoratori che per troppo tempo sono stati illusi di aver trovato il posto in grado di garantire un esistenza, non di certo agiata, ma sicura e dignitosa.
Il Porto Canale di Cagliari è deserto e il futuro non è di certo roseo. Centinaia di operai e lavoratori saranno mandati a casa. Da anni si elencano varie motivazioni per chiudere quello che per Cagliari e la Sardegna, sarebbe dovuto essere un epicentro per il mercato mondiale.
Elevato costo del trasporto merci che arrivano e partono dalla Sardegna. Costo del lavoro, dell’energia. Tante parolone per farci capire che la nostra Isola sia isolata più che mai dal Continente. Perché mai allora lo Stato è tanto disponibile a spendere per trasportare rifiuti? E’ evidente che sarebbe più economico dirottarli in qualche Regione limitrofa ma questo non avviene. Perché?
Noi vorremmo che il prezzo di questa insularità che noi sardi paghiamo sia alleviato da quei provvedimenti che lo Stato deve garantirci per avere una vera parità con le altre Regioni. Perché L’Unilever, multinazionale che produce gelati, saponi etc doveva chiudere uno stabilimento in Italia e stranamente ha scelto di chiudere Cagliari a favore di Napoli? Costi,costi costi superiori. La politica, qui rappresentata purtroppo da un Governatore che i sardi hanno votato ma che dopo 4 anni non vedono l’ora di rimandare a casa, non ha saputo tutelare questi lavoratori. Ed è sempre più lontana la speranza per i giovani della Sardegna di poter lavorare, comprare una casa, costruire una famiglia e progettare la propria vita nella terra natia.
Ci appelliamo alla sua sensibilità, come Capo dello Stato per fermare questo trasporto di rifiuti perché riteniamo di aver già dato il nostro aiuto (che ci trovava contrari) con le navi già arrivate e che i prossimi carichi siano dirottati ad altre Regioni.
In più Le chiediamo di portare al’attenzione delle forze politiche la necessità che siano messi in essere quei provvedimenti (vedi zona franca fiscale sulle merci) che metta fine alla disparità con le altre Regioni Italiani.
Caro Presidente, noi amiamo l’Italia come non mai ma con fatti concreti vorremmo sentirci considerati come gli altri.

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