sabato 31 maggio 2008

Giornalismo delirante 2 | Sant'Elia, il progetto di Alkemade

(L'Altra Voce) Signore e signori, ecco a voi il Concept Masterplan of Sant'Elia. Dalla affollata sala numero cinque della Manifattura va in scena un sogno da realizzare. Presenta Floris Akemade. Va bene: è solo un progetto. Ma suggestivo quanto basta da sperare che davvero quelle idee di carta possano diventare realtà. Un giorno, prima o poi: passo dopo passo, senza contrapposizioni ideal-istituzionali.
La Regione insiste: «Questo progetto, il suo avvio, vale da solo una legislatura», avrà modo di dire l'assessore regionale ai lavori pubblici Carlo Mannoni. Nel bene (il Masterplan) e nel male (l'abbandono di Sant'Elia), passato e futuro mettono alle corde le istituzioni: Regione, Comune, Area(azienda regionale per l'edilizia abitativa). Mannoni mette tutti dentro quando il mea culpa serve a fare il primo passo. Per il riscatto: della politica e, soprattutto per gli abitanti del quartiere.
Sono proprio loro, infatti, il punto di partenza per una riqualificazione che tenga conto delle esigenze sociali, urbanistiche e territoriali di Sant'Elia. Perché una cosa è emersa con forza nel corso delle consultazioni preliminari: gli abitanti non vogliono lasciare le loro case. Il senso identitario, in questo angolo di mondo dimenticato per anni, è ancora molto forte. Anzi, come spiega Floris Alkemade: «Il contesto è estremamente eterogeneo con diverse identità».
Comunque sia, l'iniziale ipotesi di distruggere e ricostruire è stata accantonata. La via maestra indicata dall'architetto è quella della strategia minima di interventi: un approccio minimalista teso a migliorare l'attuale geografia residenziale. Sant'Elia, ha spiegato Alkemade «è come un tessuto urbano scucito dalla città».
E allora le proposte sono quelle di riqualificare l'edilizia abitativa:eliminare il piano piastra e il primo piano: riconvertirli in abitazioni e negozi; ridefinire gli spazi pubblici e comuni; la riconnessione del quartiere al porto con scuole, negozi; la riapertura del canale per la biodiversità e la promozione di turismo ecologico sui colli di Sant'Ignazio, Sant'Elia e Calamosca.
Infine lo stadio: ridimensionato e spostato in prossimità del lungomare. Ridisegnato come un ferro di cavallo: un'unica grande curva affacciata come a una finestra, sul mare: su Sant'Elia e sul Betile. Un paesaggio che, come ha spiegato Alkemade, finirà su tanti piccoli schermi in occasione delle partite del Cagliari. Riqualificazione e promozione si incontrano in questo progetto che immagina una Cagliari, che assume i connotati di un'aspirante capitale del Mediterraneo.: che diventa laboratorio culturale e architettonico.
Ma ritorniamo un attimo sulla riqualificazione edilizia: «Ogni viaggio comincia da un primo passo», ribadisce Alkemade, citando un proverbio cinese. Ed ecco il primo passo: riqualificare il Favero. E soprattutto coinvolgere gli abitanti in questo progetto che riguarda la città, ma soprattutto i cittadini di Sant'Elia. Alla presentazione assistono l'assessore comunale Giovanni Campus, il presidente della commissione urbanistica Massimiliano Tavolacci e un coerente nemico dichiarato del Betile: Alessandro Serra, consigliere comunale di Alleanza nazionale.
È apprezzabile che oltre Campus qualcuno abbia deciso di entrare, ascoltare e intervenire all'iniziativa. Anche per esprimere riserve o contrarietà. Sempre meglio che dirigere l'orchestra giovanile e nostalgica del “Soru boia” di Azione giovani in versione ridotta. A restar fuori si rischia di non vedere, e quindi negare, l'evidenza: FestArch piace a esperti e non. A giovani e meno giovani. A comunisti e moderati. Se ne faccia una ragione Pellegrini: e se la faccia entrando e guardando le cose con i suoi occhi e non quelli di quella che chiama “stampa prezzolata”.
Tornando a Campus: quando difende la scelta che negli '70 portò alla realizzazione di quegli edifici, a Sant'Elia, lo fa in maniera accorata e sincera: «Il sogno della casa andava onorato. Ma il punto è: perché il sogno è diventato un incubo? Ma ora, Comune e Regione hanno deciso di dire basta: l'architettura non può essere delegata: fa parte della vita di tutti noi». Applausi, anche per lui.
Poi è il turno di Tavolacci: «Una cosa sono le idee, un'altra sono i progetti», premette, «ma l'apertura del Comune di Cagliari è evidente: alcune cose le abbiamo già fatte, ma è necessario proseguire la discussione intorno a un tavolo tecnico». Ma quando si esce dallo schema della contrapposizione politica sterile, ci sono osservazioni che meritano attenzione bipartisan:«Proporre speranze, idee non realizzabili», conclude Tavolacci, «potrebbe essere fatale per il quartiere». Proprio come privarli di un sogno.
Cinzia Isola

venerdì 30 maggio 2008

Giornalismo delirante 1 | I padri e i 20 Pellegrini's boys del “Soru boia”

(L'Altra Voce) «Già avevo anticipato, sulla stampa, alle prime notizie delle tentazioni betiliche del nostro governatore, l'ansia totalitaria che si intuiva dietro quella voglia monumentale di "parole di pietra". Utilizzo propagandistico dell'architettura ipertrofica, tipico della tradizione totalitaria del novecento, che vede illustri predecessori del nostro piccolo satrapo regionale: da Hitler a Stalin sino a Mussolini.
La raffinatezza di questa ennesima operazione propagandistica-architettonica, vestita a fest-arch effimera e miliardaria, rivela netti, disegno e calcolo di comunicazione di un egocentrico che sa il fatto suo, senza nascondere peraltro affinità sconcertanti con l'ambiguità pseudomodernista mussoliniana della fine degli anni trenta. Quando (leggasi il recente, interessantissimo "Mussolini architetto", di Nicoloso, uscito per i tipi di Einaudi) il duce, intossicato dalla competizione architettonica accesa da Hitler e dal plagiatissimo Speer, sterza senza esitazione dall'equilibrio del sincero razionalismo "di regime" di Pagano e Terragni e si avventura nell'ultimo, fosco atto di quel monumentalismo piacentiniano, diviso tra romanità di archi e colonne e funzionalismo minoritario, che troverà sfogo nei grandi cantieri incompiuti della Capitale e nel progetto dell'E42 (oggi Eur).
A quella storica ambiguità il nostro governatore aggiunge l'effimero festaiolo e trendy delle passerelle chiassose e la frenesia delle grandi abbuffate pseudoculturali, amplificate adeguatamente da una stampa acritica e ben foraggiata e acclamate dalla turba prona di tutti i suoi lacayos.
Poveri studenti di architettura! Ingannati da questo lussuoso balenare di dorati lustrini e pingui gettoni, non sanno che il futuro che li aspetta è quello del bigliettaio, o se gli va bene del custode, nell'antro faraonico del Betile» Firmato: Giorgio Pellegrini.
Ora: alzi la mano chi ha capito qualcosa e aiuti anche noi. Pellegrini è l'assessore alla Cultura del Comune di Cagliari, professore universitario, grande oppositore di qualunque manifestazione si svolga dentro la Manifattura Tabacchi: quello sopra è un volantino che girava ieri tra le mani di una ventina di manifestanti di Azione Giovani contrari al FestArch, durante la sua inaugurazione. È anche «una lettera che ho spedito all'Unione Sarda: spiega i motivi della nostra protesta», dice.
Siamo onesti: l'abbiamo letto e mica capito. Molto più comprensibili i messaggi e gli slogan lanciati dai giovani di Alleanza nazionale, con tanto di striscione e megafono. Il primo, ricalcato dal noto spot televisivo di una carta di credito: «Due giorni di FestArch: 500mila euro»; «Betile» e giù il prezzo; «Sardegna fatti bella» e via con l'importo. A non avere prezzo, in questa rivisitazione, è «ricevere rifiuti dalla Campania».
Mischiano tutto quello che c'è da mischiare e aggiungono qualche motivetto orecchiabile con sonorità da stadio: «Presidente, ma quando te ne vai?», «L'italiano è senza tetto, fai la festa all'architetto» sino al sapore nostalgico di «Soru Boia». Poco convinti, ché li ascoltano in pochi: eppure sono più immediati di quel volantino. Noi, abbiamo detto, mica lo abbiamo capito: chissà quanti l'hanno fatto, tra i contestatori.
Checché ne dicano loro, la gente entra negli spazi della manifattura. «Sono tutti addetti ai lavori», sottolinea Pellegrini. Che a Cagliari ci fossero così tanti architetti, neanche questo sapevamo. Tutti pronti, poi, a sfidare il caldo della sala e ad ascoltare la lectio magistralis di Jacques Herzog: tanto il primo, in inglese la seconda. «Ma cosa resta poi di questa serata?», chiede Pellegrini: «E cosa di 74 appuntamenti concentrati in due giorni?» L'effimeratezza della manifestazione sta tutta qui. Quello che non va giù è proprio lo spazio fisico: «È un'area che al Comune non è mai stata concessa. Contestiamo l'uso dittatoriale dello spazio, su cui il governatore non vuole cedere di un millimetro».
Però, permetta, assessore: visto che è qui, lei che è del campo, entrerà a sentire qualcosa? «Non credo, ho una certa resistenza alle passerelle: anziché pagare fior di gettoni a tutti gli ospiti si sarebbe potuto organizzare un seminario di un mese per gli studenti di architettura. Quello sì che sarebbe servito». E perché non si è mai fatto, magari quando al governo c'era il centrodestra? Risposta: «Si faccia ora, no?».
Prima erano impegnati a cercare di venderlo, quello spazio: volevano farci un casinò.
Marco Murgia

Pellegrini polemico a Festarch

(Il Sardegna) Il nuovo volto delle miniere di Monteponi, disegnato dall'archistar svizzero Jacques Herzog, apre la seconda edizione Festarch, il festival dell'architettura in corso fino a domenica alla Manifattura tabacchi. E le polemiche non sono mancate. Davanti al cancello Azione Giovani ha protestato contro la gestione della struttura. Mentre in mattinata, in occasione della presentazione dell'iniziativa del Movimento "A Cagliari" (organizzata polemicamente davanti ai cancelli della Manifattura), l'assessore alla Cultura Giorgio Pellegrini ha paragonato Soru "al gerarca nazista Goebbels". Ancora contrariato per il no della Manifattura a "Monumenti aperti", Pellegrini ha attaccato duramente il presidente della giunta. "Faccio i complimenti a Soru per la propaganda simile ai grandi totalitarismi. Più che Stalin ricorda Goebbels, che faceva più propaganda che cultura. Il presidente ha indossato l'abito della festa, anzi della Festarch, un abito costosissimo da 900.000 euro (tra manutenzione e costi della manifestazione, ndr), mentre la Regione per la cultura al Comune lascia 150.000 euro per tutto l'anno. Protestiamo contro questa grande abbuffata di 74 interventi in pochi giorni - cocnclude - non resterà nulla per i giovani illusi dell'evento trendy. Solo un futuro da bigliettai al Betile". Intanto il movimento "A Cagliari", coordinato dalla dirigente Servizi al Cittadino Ada Lai, ha organizzato un programma di itinerari gratuiti a bordo di autobus scoperti per visite guidate in città. Il 5, 13, 20 e 27 giugno e il 5 e 12 settembre, "Cagliari alla luce del sole".

Ennio Neri

sabato 17 maggio 2008

Parcheggiatori abusivi, proseguono i controlli

(Il Sardegna) In città proseguono i controlli per scoraggiare la presenza sempre più forte di ambulanti extracomunitari che si improvvisano parcheggiatori. Gli automobilisti, oltre che pagare la tariffa oraria per la sosta nelle strisce blu, spesso devono contrattare con i venditori sull'acquisto di calzini, piuttosto che fazzoletti o deodoranti per l'auto. Qualcuno riesce a sfuggire, qualcun altro ha qualche difficoltà. In alcuni casi gli ambulanti hanno atteggiamenti insistenti. E i cittadini si lamentano sempre più anche con le forze dell'ordine.
L'INTERVENTO della Polizia municipale e dei militari non sempre riesce a dissuadere i posteggiatori abusivi. E non è raro che alcuni, il giorno dopo, ritornino nell'area di sosta con i borsoni pieni di merce. Oltre i parcheggi degli uffici comunali, che si trovano in Via Sonnino, tra le zone più frequentate dai senegalesi ci sono quelle davanti agli istituti di credito di viale Bonaria, nell'area di piazza dei Centomila tra viale Diaz e viale Colombo.
GLI AMBULANTI stazionano quotidianamente anche di fronte agli ospedali San Giovanni di Dio e in via Peretti di fronte al Brotzu. Come ha sottolineato in alcune occasioni l'assessore alle Politiche sociali Anselmo Piras "la presenza costante di mendicanti e ambulanti abusivi extracomunitari nelle vie del centro, nelle piazze principali e davanti alle chiese cittadine, è uno degli aspetti che contribuisce a mettere a rischio la legalità, la sicurezza sociale e il decoro urbano". Quel che però preoccupa maggiormente è il fatto che tra i venditori ambulanti ci sia una consistente presenza di minori.

mercoledì 14 maggio 2008

Controlli a tappeto ai parcheggiatori senegalesi allontanati dal centro

Non solo lucciole. I controlli sulla comunità di immigrati in città si intensificano e la cinghia si stringe per tutti. Così, il desiderio di dare nuovo lustro al centro passa anche per i senegalesi che trascorrono le giornate nei parcheggi pubblici. Continue, e negli ultimi tempi sempre più insistenti, le lamentele degli automobilisti, stanchi di essere inseguiti dai parcheggiatori improvvisati. Quelli che si sbracciano per trovare un posto per tutte le auto e in cambio offrono pacchetti di fazzoletti, pacchi di calze di spugna, qualche strofinaccio da cucina o, alla peggio, un pacco di accendini. L'acquisto - al posto dei 50 centesimi per la sosta nei parcheggi liberi, oppure abbinato al tagliandino da lasciare sul cruscotto della propria auto nelle strisce blu - è da mesi oggetto delle lamentele dei cittadini alle caserme dei carabinieri. Anche perché, denunciano i cagliaritani, i senegalesi col tempo si sono fatti sempre più insistenti. E a non voler comprare nulla capita di sentirsi tirare addosso una serie di maledizioni in francese. Così ieri mattina, di buon'ora, alle 7.30, sono iniziati una serie di controlli sulla comunità africana, che continueranno sino a stanotte. Per il momento, al centro delle attenzioni ci sono i parcheggi del centro: quello davanti agli uffici comunali di via Sonnino, quello intorno alla banca Cis in viale Bonaria e l'enorme spiazzo dell'hotel Mediterraneo, in viale Diaz. I carabinieri, per l'occasione sono stati impegnati oltre una ventina di militari, hanno fermato in tutto una ventina di giovani e meno giovani, gli hanno chiesto i documenti e controllato la mercanzia in vendita. Tra questi, sei senegalesi sono risultati sprovvisti dei permessi per stare in Italia e quindi verranno espulsi. Gli altri, dopo essere stati interrogati, sono
stati lasciati andare, ma costringendoli ad abbandonare le aree di sosta del centro.
OBIETTIVO SECONDARIO dei controlli ma ugualmente importante, l'operazione è servita anche per capire esattamente che cosa, e da dove provenga, la mercanzia offerta agli automobilisti. Inizialmente si temeva infatti che la merce arrivasse dalla Cina e che, in alcuni casi, ci potessero essere dei rischi per la salute degli acquirenti. Ad esempio nel caso degli occhiali da sole o di altri prodotti che possono dare allergia. Si è scoperto invece che dentro le sacche sportive e nelle buste di plastica che i senegalesi ogni giorno trasportano in spalla, ci sono solo prodotti made in Italy. La comunità organizza vere e proprie spedizioni a Napoli per comprare la merce all'ingrosso. Gli incaricati tornano dalla Campania in nave, carichi come muli, con la mercanzia per tutti. Poi di notte, quando al parcheggio stare è inutile, aprono gli enormi scatoloni e se la dividono in parti uguali. Ispezionata per bene dai militari della compagnia di Cagliari, la merce è stata quindi restituita ai legittimi proprietari. La “retata” contro i parcheggiatori abusivi non è comunque destinata a concludersi nell'arco di ventiquattro ore. I carabinieri intendono procedere per zone. Nelle prossime settimane verranno quindi effettuati controlli e allontanamenti anche in altri punti nevralgici della città. Tra questi, in primis, la salita che porta al vecchio ospedale Civile, nel cuore di Stampace, oltre allo spiazzo in via Peretti davanti al Brotzu.

domenica 11 maggio 2008

Tremonti attacca banche e petrolieri

Roma - Situazione «difficile», quella dell’economia italiana: il tesoretto «non c’è», i conti «non sono buoni», e qualche sacrificio ci sarà, anche se a stare in guardia devono essere soprattutto «banche e petrolieri». Giulio Tremonti, ministro del Tesoro, registra con Lucia Annunziata la puntata in onda oggi su Rai Tre di «In mezz’ora». Nella sua prima uscita pubblica adopera toni preoccupati, va all’attacco dell’opposizione (definendo «una squadretta che va bene per l’allenamento» il governo ombra del Pd). Lancia un’offensiva inattesa contro gli istituti di credito e le imprese dell’energia, fa capire che per il varo del provvedimento sulla detassazione degli straordinari ci vorrà tempo e qualche trattativa col sindacato. Infine, mette in soffitta l’Alitalia pubblica evocata da Berlusconi: «un conto è fare campagna elettorale - chiarisce con freddezza - e un conto governare». Dunque, l’Italia deve affrontare una situazione difficile e non potrà contare su nessun tesoretto fiscale. «Posso escludere che abbiamo un tesoretto. L’andamento delle entrate fiscali non è buono e questo non perchè l’evasione da gennaio è ripartita. Basta guardare all’andamento dell’Iva sugli scambi interni che è negativo perché l’economia va male». Quanto alla finanza pubblica, anche lì c’è poco da gioire, anche se sembra esclusa una due diligence sui conti lasciati da Padoa-Schioppa: «Nei documenti dell’Ue c’è la parola “rischio” su tante voci, chiederemo di discutere i numeri di chiusura del 2007 e 2008, che purtroppo non sono buoni». Dunque, c’è aria di sofferenza. Chi dovrà fare i sacrifici? Tocca alle «banche e a chi incassa la rendita petrolifera, certo non ai poveri. Le banche - spiega il ministro - dovranno pagare qualcosa in più di tasse se non faranno pagare meno i mutui alle famiglie». Mentre per quanto riguarda i petrolieri Tremonti dice che «prendono più soldi perché è aumentato il prezzo» del petrolio, e dunque incassano una forte rendita a spese delle famiglie. Per ora, mistero sui possibili interventi, che probabilmente riguarderanno le accise sull’energia e in campo creditizio il settore dei mutui immobiliari. Tremonti conferma che il primo Consiglio dei ministri, a Napoli tra due settimane, discuterà dei tre provvedimenti indicati dal premier Berlusconi: abolizione dell’Ici sulla prima casa, detassazione degli straordinari e rafforzamento della sicurezza nelle città. Norme su cui ora «testi scritti non ci sono». Sull’Ici, «seguiremo lo sgravio già ipotizzato, e chiaramente castelli e ville non saranno compresi nel provvedimento. Ma poi - ha aggiunto - parleremo anche dei mutui». Per quanto riguarda invece la detassazione degli straordinari il ministro chiarisce che se ne dovrà trattare con i sindacati: «Su quel provvedimento dovremo discutere. Ma penso ci sia una logica di dialogo costruttivo da entrambe le parti». Certo che la detassazione partirà con molti limiti e gradualità: «ci sono vincoli europei, e abbiamo il terzo debito pubblico più alto del mondo», ricorda Tremonti. Infine, l’opposizione: un segnale di pace sulla riforma della Costituzione (la proposta Violante su cui si è discusso nella scorsa legislatura «è una buona base di partenza»). Una bastonata al Pd sul governo ombra: «è una cosa saggia» però sembra «una squadretta da allenamento. Ma serve anche quello...». Da Padova, il neoministro del Welfare Maurizio Sacconi dà ragione al suo collega. «L’eredità è pesante - dichiara - perché c’è una bassa crescita che peggiora tutti gli indicatori. A ciò si aggiunge la presenza di centri di spesa da verificare. Si è parlato di 7 miliardi di buco, il ministro Tremonti sta cercando di accertare queste spese non contabilizzate». Quanto alla previdenza, Sacconi ribadisce: «Non rimetteremo mano alla definizione delle età minime per andare in pensione. Anche se riteniamo che sia stato un errore farlo da parte del governo Prodi». Insomma, aumenta la spesa previdenziale, «ma sarebbe un errore se introducessimo instabilità nella disciplina pensionistica».


Roberto Giovannini

sabato 10 maggio 2008

Parcheggi, lotta agli abusivi

(L'Unione Sarda) Automobilisti cagliaritani ostaggi dei posteggiatori abusivi. Tutti i parcheggi più importanti della città, liberi e a pagamento, sono diventati terra di conquista di extracomunitari e indigeni che, in cambio di un occhio di riguardo per l'auto, chiedono all'automobilista di acquistare qualcosa (è il caso degli ambulanti) o di lasciare una mancia (è il caso dei posteggiatori cagliaritani).
Per contrastare il fenomeno il gruppo consiliare di An in Comune, in collaborazione con Azione Giovani che ha avviato una raccolta firme, ha presentato una mozione. "Chiediamo al sindaco" ha spiegato il capogruppo Alessandro Serra, "l'intervento dei servizi sociali per affrontare il disagio che sta alla base dello sfruttamento di molti dei posteggiatori extracomunitari, soprattutto quelli minorenni. Serve inoltre una maggiore presenza dei vigili urbani nelle zone di sosta per scoraggiare l'attività dei parcheggiatori abusivi, indigeni e non, e un deciso intervento delle forze dell'ordine per contrastare la vendita di prodotti contraffatti".
Della vicenda si sta occupando anche Azione Giovani con una petizione che può essere firmata anche on-line all'indirizzo Internet www.firmiamo.it/controiparcheggiatoriabusiviacagliari. "Abbiamo già raccolto 320 firme", ha detto il presidente provinciale Salvatore Deidda, "e puntiamo ad arrivare a quota 1500 entro la fine del mese". Le zone maggiormente a rischio sono quelle dei parcheggi di fronte al Cineworld, degli spazi di sosta degli ospedali, dello stadio, dei parcheggi del Cis, di Via Sonnino e quelli dei mercati di San Benedetto e via Quirra. "Oramai", ha concluso Deidda, "per parcheggiare tranquilli gli automobilisti devono mettere in conto una spesa aggiuntiva. Una situazione non più sostenibile".

venerdì 9 maggio 2008

Meloni: «Aiuterò i veri eroi: i precari che fanno figli»

Roma - È il ministro più giovane della storia d’Italia. Ma lei non vuole enfatizzare, e sospira: «Così dicono gli uffici delle statistiche». Ha battuto per un anno il primato di Enrico Letta nel primo governo Prodi. Il primo abbraccio «a Fabio Rampelli, il dirigente che mi ha buttato in pista a 21 anni, candidata alla Garbatella. Quella sì che era una follia». Arriva alla cerimonia del Quirinale a piedi («sono 300 metri, che dovevo prendere? Il cavallo» ), dopo essersi avvicinata al centro con la sua ormai leggendaria Mini verde. Al ministero qualcuno era un po’ stupito. Lei si tiene ancorata al principio stabilito quando è diventata vicepresidente della Camera: «Se c’è un’esigenza di rappresentanza uso l’auto blu, se no guido da me». Facciamo l’intervista mentre corre da Palazzo Chigi a Saxa Rubra, per il primo programma televisivo del suo mandato. Chiedo speranzoso: «Qui c’è un’esigenza di servizio?». Giorgia Meloni sorride: «No, non mi pare». E così finiamo in quattro nella Mini (guida lei): il neo ministro, la sua portavoce Giovanna, e il suo caposegreteria Giovanbattista.

Un minuto prima del giuramento al Quirinale dov’era?
(Sorride) «A brindare nel bar di Alfonso un nostro militante, che ha il locale in via IV novembre».

Sua madre Anna, si è emozionata più questa volta o per l’elezione a Montecitorio?
«Questa volta non se lo aspettava. Se le racconto cos’è successo oggi...».

Cos’è successo?
(Altro sorriso) «Stava facendo la spesa al solito banco del mercato della Garbatella, è arrivato uno della radio e si è messo a chiedere a quelli dei banchi: “Qualcuno conosce la Meloni?”».

E sua madre?
«Il pizzicarolo che in italiano sarebbe quello del banco degli alimentari, le ha lanciato un’occhiata e le ha detto: “Signò me sa che deve parlà lei”».

Sarebbe interessante sapere cosa ha detto la signora Anna.
«Non lo so neanch’io, anche a me farebbe piacere».

Parliamo di cose serie, adesso cambia il numero di telefono?
«Ma che scherza? Non lo cambio da dieci anni...»

Così la chiamano tutti...
«Ecco, approfittiamo dell’intervista, oggi sono riuscita a rispondere a 100 sms. Poi sono andata in tilt. Per i restanti 712 mi impegno a farlo prima della fine della legislatura».

Tutti che le chiedono il primo provvedimento...
«E io li deludo rispondendo: il primo non c’è. Come il secondo e il terzo».

Qui mi aspetto un colpo di scena.
(Sospira) «Vede, i provvedimenti arrivano, li devi varare. Quello che vorrei portare di nuovo è un’idea complessiva. L’idea che si devono cambiare le regole del gioco per la generazione precaria, ovvero quel popolo di persone dai 14 ai 40 anni che oggi devono vivere senza stipendio fisso, senza casa, senza la possibilità di costruirsi una famiglia»

E da dove si comincia?
«In un Paese come questo, che è in mano alle caste e ai privilegi, dalla rivoluzione del merito».

Ovvero?
«Sostituendo l’egualitarismo della sinistra un’idea un po’ chic e un po’ brutale per cui dovremmo essere tutti uguali, con l’uguaglianza».

Qual è la differenza?
«Aspirare all’uguaglianza del punto di partenza ovvero le pari opportunità per tutti piuttosto che l’uguaglianza del punto di arrivo, ovvero il livellamento di tutti».

Ha in mente degli strumenti per farlo?
«I primi due sono il prestito d’onore e la detassazione per le giovani imprese. Il che vuol dire sostenere i giovani, e i loro progetti, indipendentemente dal censo e dal loro patrimonio familiare. Ovvero rompere i privilegi delle rendite che hanno bloccato quelli che in questo Paese avevano delle idee».

Eppure oggi in Italia i giovani fanno notizia solo per delitti e violenze.
«Ed è un altro dei pallini che ho in testa. Passare dal racconto della degenerazione a quello di una generazione. Spostare i riflettori dalle storie di degrado, e provare a raccontare e a far emergere le piccole storie di coraggio quotidiano».

Lei usa la parola coraggio?
«Sì, che cos’altro serve per raccontare ragazzi e ragazze che devono lavorare il triplo per ottenere la metà dei loro padri».

Chi è secondo lei uno di questi eroi quotidiani?
«I precari che fanno figli anche se non sanno come riusciranno a pagargli la scuola. Noi, - intendo i media, la politica, le istituzioni - in questi anni abbiamo guardato solo ai bulli, ai teppisti, ai mostri da stadio. Adesso bisogna provare a voltare pagina».

Lei per anni ha fatto battaglia contro la Melandri, ora prende il suo posto.
«Non condividevo le sue idee, ma ovviamente riconosco che le ha sostenute con serietà e con grande impegno».

Teme la sua opposizione, adesso?
(Grande risata) «So che si era lamentata perché l’avevamo combattuta con un sito ironico politico, melandrina.it. Se riesce a fare meloncina.it mi tolgo il cappello».

Luca Telese

sabato 3 maggio 2008

Università formato famiglia

«C'era una volta una famiglia molto in voga », canticchia Gappa, al secolo Gaspare Palmieri, psichiatra e cantautore modenese. «La famiglia del rettore», così si intitola la filastrocca, è composta da una moglie preside, un fratello professore ad Avellino, ed una nonna esperta di geriatria, più svariati parenti e affini, tutti rigorosamente in «toga». La canzoncina satirica apparsa per la prima volta sul web, rapidamente ha contagiato le aule dell'ateneo di Modena, dove i due rampolli del rettore Giancarlo Pellacani sono diventati ordinari a tempo di record.
In Italia sono 24 i «magnifici» con «famiglia». Ci sono anche mogli impalmate prima di indossare l'ermellino, fratelli e cugini colleghi di facoltà. Ma in 19 casi parliamo di figli, sangue dello stesso sangue, per i quali più di un rettore si è messo nei guai.
Ne sa qualcosa il potente numero uno dell'università di Firenze, Augusto Marinelli, per tre anni nel mirino della magistratura a causa dell'assunzione di suo figlio Nicola. Nel 2002 il giovanotto è stato promosso ricercatore di Economia Agraria grazie ad un concorso bandito dalla facoltà di Medicina. Da Firenze l'inchiesta è passata a Trieste, e anche se il pm ha chiesto l'archiviazione, non ha potuto fare a meno di sottolineare le «anomalie» del sistema.
Sono invece alle prime battute le indagini sulla Sapienza. E anche in questo caso lambiscono il rettore, Ruggero Guarini, per l'appalto vinto dal professore di Progettazione che ha promosso ricercatrice sua figlia, Maria Rosaria. La secondogenita, Paola, insegna invece architettura degli interni, e tutte e due erano state dipendenti amministrative prima di passare dall'altro lato del corridoio.
Il presidente della Crui, Guido Trombetti, invita alla cautela. Anche lui ha una figliola che lavora nel suo stesso ateneo, la Federico II: «Tuttavia, finché si rispetta la legge non vedo quale sia il problema. Calare dall'alto delle limitazioni non serve. L'importante è che prevalgano sempre capacità e merito a prescindere dai cognomi ».
Ma sempre più spesso la gente, dentro e fuori l'università, si indigna. A Salerno alcuni giornali locali hanno contestato la nomina a ricercatore del figlio del rettore Raimondo Pasquino. Era l'unico candidato al concorso, e così ha vinto nonostante il curriculum ancora acerbo. A Bologna, invece, due parlamentari del centrodestra hanno convocato una conferenza stampa per discutere delle parentele togate di Pier Ugo Calzolari, impegnato fino a poco prima nella stesura di un codice antinepotismo. Il magnifico ha reagito querelando: «Giacomo (il figlio docente ad Economia ndr) è stato danneggiato dalla nostra parentela ».Giovanni Pellacani, uno dei rampolli modenesi presi in giro da Gappa, ha vinto il concorso da ordinario a 36 anni. L'età media per chi ricopre certi incarichi sfiora i 60. Meglio di lui ha fatto Giovanni Perlingieri, promosso poco più che trentenne per la gioia del padre Pietro, ex rettore dell'Università di Benevento.
Il numero uno di Macerata, Roberto Sani non ha discendenti all'università ma una moglie bibliotecaria. Il che, nel generale andazzo, è nella norma. Ben più eclatante è l'exploit della sua assistente, Anna Ascenzi, che in quattro mesi ha superato due concorsi, passando da ricercatrice ad ordinaria. Qualche giorno fa, il Secolo XIX ha rivelato le somiglianze (parti dell'indice e intere frasi) tra uno dei saggi della pedagoga e la tesi di un sacerdote laureatosi vent'anni fa alla Cattolica di Milano. All' epoca il correlatore era, guarda caso, lo stesso Sani. «Così fan tutti», verrebbe da dire. Ma c'è anche chi la pensa diversamente: «Stiamo per approvare un codice etico che impedisce a docenti imparentati di lavorare nello stesso settore», afferma Fulvio Esposito, a capo dell'università di Camerino, famoso per aver annunciato che si sarebbe dimesso se la figlia si fosse iscritta nel suo ateneo: «Mettere dei paletti è importante — spiega — ma può non bastare: c'è sempre qualcuno che si diverte a fare lo slalom».
Antonino Liberatore, a capo del sindacato dei docenti Uspur, ricorda ancora i tempi in cui «i figli venivano messi alla prova dai propri padri». Per il professore fiorentino «un ragazzo che riesce a imporsi senza raccomandazioni è motivo d'orgoglio per i genitori. Eppure le cose vanno esattamente nel senso opposto».L'autonomia ha consegnato nelle mani dei rettori un potere quasi assoluto. Al punto che alcuni di loro si sono assicurati una specie di clausola per l'eternità. Con l'appoggio del senato accademico hanno annullato i limiti di eleggibilità e ora governano come «highlander» le università italiane. Il decano è il bresciano Augusto Preti, incollato alla poltrona da cinque lustri, 25 anni. Seguono Pasquale Mistretta a Cagliari (17 anni al comando e un figlio nel corpo docente), e altri 10 colleghi con oltre dieci anni di anzianità. Il perugino Francesco Bistoni è ancora a quota otto, ma potrebbe rinnovare nonostante gli esposti anonimi che gli sono piovuti addosso. Adesso la procura indaga sull'ignoto diffamatore, ma anche sull'assunzione alla Sapienza del primogenito.
Per finire, il napoletano Gennaro Ferrara, ex mastelliano arruolato dall'Udc. È lui il vero patriarca dell'università italiana. Al volante della Parthenope da ben 22 anni, può contare tra i suoi professori due generi e una figlia. La giovane seconda moglie, una sua ex allieva, opera nel settore delle consulenze. Dal momento che nella piccola università le «famiglie con la toga» sono almeno 10, a suo tempo anche l'ex ministro Mussi tirò le somme: «Certi consigli di facoltà sembrano Natale in casa Cupiello».

Antonio Castaldo

Testi scolastici: integrazioni online

ROMA - L'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha deciso di accettare, rendendoli vincolanti, gli impegni presentati dell'Associazione Italiana Editori (AIE) e da nove case editrici, nell'ambito dell'istruttoria, avviata il 13 settembre 2007, per presunte violazioni della concorrenza nel mercato dell'editoria scolastica. Già a partire dai prossimi giorni gli insegnanti delle scuole secondarie potranno, per effetto dell'impegno adottato dall'Aie, accedere gratuitamente, tramite apposita password, all'intero elenco dei libri di testo in commercio per ogni singola materia, con informazioni su autore, editore, prezzo e recapito dell'editore. La consultazione sarà possibile ogni anno, a partire dal 5 aprile. In questo modo si amplia la possibilità di scelta autonoma da parte degli insegnanti, riducendo il ruolo dell'attività promozionale degli editori, e si consente una migliore visibilità anche alle case editrici di minori dimensioni. Tutte le case editrici (RCS Libri, Zanichelli, Mondadori Education, Pearson Paravia Bruno Mondadori, De Agostini, Capitello, SEI, Giunti Scuola e Principato) si sono inoltre impegnate ad offrire strumenti didattici innovativi, abbinati ai libri o proposti separatamente per favorire un contenimento della spesa delle famiglie. La maggior parte degli editori sfrutterà gli strumenti informatici per trasferire su supporto digitale una parte dei contenuti oggi diffusi solamente su carta, così da ridurre la foliazione dei testi stampati e, conseguentemente, una riduzione dei costi di produzione.
RIDUZIONE PREZZI - I risparmi così ottenuti potranno tradursi in un contenimento dei prezzi di copertina, a beneficio dei consumatori. Lo sviluppo degli strumenti informatici dovrebbe portare anche a un aumento della durata media dei libri scolastici: le integrazioni della nuova edizione potrebbero infatti essere inserite nel supporto informatico, senza modificare il testo cartaceo. In questo modo, verrebbe agevolato l'utilizzo dei testi per più anni, favorendo inoltre forme alternative di commercializzazione, come il noleggio, il comodato d'uso e l'acquisto di libri usati. Alcune case editrici (De Agostini, Zanichelli, Capitello, Principato e SEI) hanno inoltre presentato impegni finalizzati proprio a permettere lo sviluppo del noleggio, negoziando accordi con i noleggiatori interessati: si aprono in questo modo possibilità di sviluppo di un mercato che può costituire un'opportunità importante nell'ottica di un contenimento della spesa delle famiglie. De Agostini, Principato, Capitello e SEI hanno inoltre espresso disponibilità a consentire lo sviluppo del comodato d'uso. Secondo l'Autorità gli impegni presentati, che riguardano un mercato del valore di circa 460 milioni annui, sono tali da far venir meno i profili anticoncorrenziali contestati in avvio di istruttoria. L'Associazione Editori e gli editori interessati dal procedimento dovranno presentare all'Autorità, entro il 31 dicembre 2008 e con cadenza annuale, per i successivi tre anni, una relazione dettagliata sull'attuazione degli impegni assunti nel mercato dell'editoria scolastica.

venerdì 2 maggio 2008

Meloni: «Martiri anche le vittime del Fdg»

ROMA - «Anche i giovani militanti del Fronte della gioventù che morirono assassinati sono martiri dell'Italia, non della Destra». Lo ha detto la deputata del Pdl ed ex vicepresidente della Camera, Giorgia Meloni, da qualche anno uno dei nomi emergenti di An. «Se rinnegassi il Fronte della gioventù - ha spiegato la parlamentare intervenendo al programma web KlausCondicio - rinnegherei me stessa. Tutto ciò che mi porto dentro di pulito, di autentico, di ideale me lo ha insegnato il Fronte della Gioventù».
IL CASO DI NELLA - La Meloni è cresciuta nel movimento giovanile dell'Msi ed è stata al vertice del gruppo giovani di An. Conosce dunque bene la realtà di un movimento che, soprattutto negli anni settanta, è stato in dura contrapposizione con i movimenti studenteschi e i gruppi della sinistra. E tra i nuovi martiri la deputata pidiellina inserisce ad esempio Paolo Di Nella, rimasto nel cuore di molti militanti, a partire dal neosindaco di Roma, Gianni Alemanno, che porta al collo una collanina con la croce celtica che apparteneva proprio al giovane ucciso nel 1983, a colpi di spranga alla testa, mentre attaccava dei manifesti. «Fu ucciso a soli 20 anni - ha sottolineato la Meloni -, una morte ancora oggi rimasta impunita».

«IL FASCISMO? NON C'ENTRA NULLA» - La parlamentare ha poi spiegato cosa abbia significato per lei quell'esperienza politica. «Eravamo ragazzi con un'idea della ribellione finalizzata a costruire un mondo diverso, ragazzi che consideravano e considerano ancora il potere come uno strumento e non un obiettivo. Il Fronte della gioventù è la mia storia». «Per noi la violenza non è mai stata uno strumento dell'agire politico - ha aggiunto -. Al contrario c'è tanta nostra gente che si è dovuta difendere, poichè veniamo dalla storia di una comunità politica che, per un certo periodo del suo percorso, è stata considerata un bersaglio da tutti. La storia di quei ragazzi che morivano a 16 anni in mezzo alla strada ed era normale perchè ammazzare un fascista non era reato. Erano ragazzi nati nel 1965, venti anni dopo il fascismo, che non c'entravano nulla con il fascismo e per i quali la società non ha versato una lacrima. Io dico che storie analoghe ci sono state anche dall'altra parte della barricata e che solo oggi si sta rendendo giustizia a tutti quei ragazzi».

Quando parcheggiare diventa un inferno

A Cagliari, mancano i parcheggi ma non i parcheggiatori abusivi. Invadenti e molesti, in pochi anni, sono diventati i padroni impuniti delle aree di sosta, esercitando attività che, oltre ad essere illegali, rendono la giornata del cagliaritano un vero e proprio inferno.
IL DOPPIO PEDAGGIO. Per poter parcheggiare, non basta più acquistare il regolare biglietto di sosta. Ormai è necessario pagare anche il supplemento in fazzoletti e accendini, pena un danno alla macchina o il rischio di molestie.

LE MOLESTIE. Sempre più frequenti sono gli episodi di molestie a danni di cittadini cagliaritani, in particolare donne e anziani.
LA MERCE. Oltre a non pagare, a differenza degli altri commercianti, alcuna tassa sulla merce venduta, i parcheggiatori abusivi sono i principali distributori di merce contraffatta, cd e dvd pirati, in barba a qualsiasi legge sul commercio.
Azione Giovani ha, pertanto, avviato una raccolta firma indirizzata al Sindaco di Cagliari e al Questore affinché mettano fine a questo problema, ripristinando la legalità nelle aree di sosta. La petizione si può firmare anche all’indirizzo http://www.firmiamo.it/controiparcheggiatoriabusiviacagliari.