lunedì 22 settembre 2008

Azione Giovani vota Sì

Il 5 ottobre i sardi sono chiamati a pronunciarsi su tre quesiti referendari.
I primi due quesiti hanno ad oggetto l'abrogazione di due articoli della legge regionale che istituisce il servizio idrico integrato. Più in particolare il primo quesito mira alla soppressione dell'ambito territoriale unico, coincidente con il territorio regionale. L'obiettivo è quello di istituire otto ambiti territoriali provinciali in modo da differenziare il servizio e abbattere i costi per l'utenza.
Il secondo invece punta ad eliminare la tariffa unica che ha determinato aumenti anche del 200% delle bollette.
Il terzo quesito riguarda l'abrogazione della legge cosiddetta “salva-coste” sulla base della quale è stato adottato il Piano Paesaggistico Regionale e che ha previsto, in via transitoria, una serie di disposizioni tra cui il divieto indiscriminato di costruire entro i due chilometri dalla costa.
Azione Giovani si schiera a favore del “Sì” a tutti e tre i quesiti. Alla base della nostra scelta è ferma la convinzione che l'Ambiente e l'uomo siano inscindibilmente legati, in quanto entrambi parte del vivente. Tra uomo e Natura ci dev'essere un rapporto di organicità e non di strumentalità. Lo sviluppo a tutti i costi ha portato, infatti, a considerare l'Ambiente come un mero fattore di produzione, e sullo stesso piano è da porre anche chi concepisce l'Ambiente come un oggetto da museo, da chiudere dentro una teca, rendendolo di fatto impenetrabile all'uomo.
Al contrario per noi l'uomo non deve arrogarsi né il ruolo di padrone né quello di mero “collezionista” della Natura. La giusta soluzione va ricercata in un rinnovato rapporto tra comunità e territori, in cui il rispetto dell'ambiente si coniughi con le naturali attività dell'uomo.
Questo è il senso dello slogan “Ricongiungere le Comunità ai territori e i territori alle Comunità”.
La strada verso questo obiettivo passa necessariamente per l'abrogazione del Piano Paesaggistico Regionale.

Per quanto riguarda i primi due quesiti, la nostra idea è che l'acqua, in quanto bene primario e fondamentale alla vita, non possa e non debba costituire oggetto di attività lucrative, a maggior ragione se condotte da privati. Per questo motivo, essa dev'essere gestita dal settore pubblico e ciò che il cittadino deve corrispondere all'ente gestore non può, in nessun caso, eccedere i costi di gestione del servizio. Inoltre la delocalizzazione della gestione non può che portare ad un abbattimento delle bollette e ad un miglioramento del servizio. L'esperienza precedente ad Abbanoa lo dimostra.

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