domenica 25 novembre 2007
sabato 24 novembre 2007
Foibe: io non scordo

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caravella
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venerdì 23 novembre 2007
Ricomposizione fondiaria: ecco come la Regione spreca i soldi

Il progetto di ricomposizione fondiaria del Consorzio riguarda tredici Comuni dell’Alta Marmilla, con un progetto pilota nel Comune di Pauli Arbarei per la cui realizzazione è stata persino aperta una nuova sede del Consorzio. Nel 2000, all’avvio dei lavori, sono stati assunti dieci tecnici, i quali hanno lavorato fino ad oggi come dipendenti del Consorzio in forza di una successione di tre contratti a tempo determinato e tre proroghe. Tale successione ha superato i limiti previsti dalla legislazione in materia, tanto che i tecnici hanno intentato causa sia al Tar che al Tribunale del Lavoro per vedere riconosciuti i loro diritti.
In settembre, il Consorzio ha deliberato la pubblicazione del progetto esecutivo del Piano di Ricomposizione Fondiaria nel Comune di Pauli Arbarei, ma l’Assessorato all’Agricoltura, organo di controllo del Consorzio, ha bocciato la delibera “adducendo”, si legge nell’interrogazione, “motivazioni di carattere tecnico-legali” sulla metodologia usata nell’elaborazione del Piano. A seguito della bocciatura, il Consorzio ha cercato di aprire con l’Assessorato un percorso per la modifica del Piano, in maniera tale che possa ottenere il via libera definitivo, ma non ha avuto alcuna risposta.
I due consiglieri, che ricordano anche gli orientamenti più volte espressi da Foddis e dal governatore Renato Soru a favore della ricomposizione fondiaria, chiedono se è vero che, dal 2000 a oggi, il Consorzio ha richiesto in più occasioni all’Assessorato chiarimenti sulla procedura da utilizzare nell’elaborazione del Piano, senza ottenere “adeguate risposte per un positivo esito del progetto”; se è vero che, essendo emerso un vuoto normativo relativamente alla titolarità dei terreni oggetto del riordino, l’Assessorato non ha coinvolto il Consiglio regionale affinché tale vuoto venisse superato; se è vero che non ha risposto alla nota inviata dal Consorzio subito dopo la bocciatura del Piano, “fatto che dimostrerebbe il disinteresse e la chiusura preconcetta dell’organo di controllo”.
Inoltre, Liori e Diana chiedono se l’Assessorato ha ritenuto impossibile o non fondamentale l’attuazione del progetto di ricomposizione; se l’Assessore è “puntualmente informato” sull’operato della struttura o se è stato possibile archiviare un progetto costato oltre 4 milioni di euro a sua insaputa; se non sarebbe stato più opportuno rinviare il Piano al Consorzio con i necessari rilievi affinché venisse modificato anziché bocciarlo; se ritiene corretto che il Piano sia stato esaminato sotto il profilo tecnico anziché sotto quello della legittimità degli atti e, infine, se è vero che nel 2003 l’Assessorato ha bocciato la stabilizzazione dei tecnici assunti con contratti a termine per poi, in un secondo momento, avvallare la stipula di nuovi contratti a tempo determinato nonostante si fosse già stata superata la durata massima di 36 mesi fissata dalla legge.
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venerdì 16 novembre 2007
Carlotta vice della Consulta, Alessia neoresponsabile di As

Giulio
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giovedì 15 novembre 2007
Alcune considerazioni sulla Birmania

Siamo così ingenui da pensare che gli attuali governanti birmani siano "cattivi" oppressori per il solo gusto di opprimere? Non sarà che i generali birmani sono solo la maschera di un regime, dei "garanti dell'oppressione" utili a chi realmente sfrutta le risorse birmane? Nessuna tv ci ha parlato dei legami d’affari tra l’Unocal (legata a filo doppio con Dick Cheney, il difensore dei diritti umani in Iraq e Afghanistan) e la giunta militare Birmana; della costruzione del gasdotto Yadana che ha comportato un vero e proprio esodo di 150mila abitanti delle foreste Birmane (nonché del popolo Karen), se non quando una vera e propria riduzione in schiavitù ai lavori forzati per la sua costruzione. Non è complottismo: la Unocal è stata rinviata in giudizio in un tribunale californiano proprio per “riduzione in schiavitù” e – per essere ancora più chiari – la Unocal ha chiesto che si applicassero le leggi birmane, le quali prevedono la coercizione immediata ai lavori forzati…
Si potrebbe parlare del faro della democrazia in Medioriente: da vent’anni Israele vende armi alla Birmania (per non parlare delle collaborazioni militari con la Cina “comunista”); dell’India che rimpinza gli arsenali Birmani in cambio di gas (quello dell’Unocal); o magari della Tailandia, fedele alleato USA, che firma accordi per la costruzione di dighe per la produzione di energia idroelettrica sulle terre dei Karen, che verranno sommerse da milioni di metricubi d’acqua.
No, di questo non si parla in tv o nei giornali. Certo però è impossibile sostenere che la causa dell'oppressione sia un'ideologia: una cosa è un regime comunista, un'altra è una giunta militare con sfumature comunistoidi. Una cosa è Polpot, altra cosa la Birmania. E il sostegno della Cina? Puramente strumentale a quelli che sono gli interessi di sfruttamento delle risorse birmane. Punto. Sempre che si possa ancora sostenere che la Cina sia un paese comunista... A ben vedere si tratta di un sistema altamente capitalista basato sulla massimizzazione estrema del profitto, a partire dalla forte riduzione delle libertà sindacali. Non sono forse i capitalisti nostrani (occidentali) a chiedere una continua erosione dello Stato sociale? Non sono forse i grandi industriali nostrani (occidentali) a traslocare la produzione in Cina e a ingrandirne la potenza economica e, quindi, politica? A un occhio "ingenuo" la Cina sembrerebbe il paradiso dei capitalisti. Profitto, profitto e profitto: tutto il resto è un ostacolo.
Una cosa è certa. Se e quando cadrà la giunta militare, gli sciacalli continueranno ad operare ancor più di quanto è avvenuto fin’ora. Anzi: quei popoli fieri (come i Karen) che continueranno a lottare per la propria autodeterminazione (contro i soprusi sulla propria terra, contro la sommersione delle proprie terre, contro la coltivazione di oppio) giocoforza si ribelleranno al nuovo regime democratico e saranno chiamati “signori della guerra” se non addirittura “terroristi”.
E’ successo con i sunniti di Saddam Hussein utilizzati contro l’Iran sciita di Khomeini; con gli sciiti iracheni utilizzati contro i sunniti di Saddam Hussein. E poi con i curdi del pkk, con i talebani, con i mujaheddin, con i kossovari dell’uck, con i separatisti ceceni… La lista è lunga e va molto indietro nel tempo fino a riguardaci direttamente come nazione.
Insomma: niente di nuovo sotto il sole. E intanto continuiamo a fare il loro gioco.
Pedro
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mercoledì 14 novembre 2007
OGM: passa odg di An in Provincia

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sabato 10 novembre 2007
Oltre il muro dei diritti negati. Libertà in Cina, Tibet e Birmania!

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mercoledì 7 novembre 2007
Tu non sarai uomo: i bambini della Palestina.
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Save the Children, la più grande organizzazione internazionale indipendente per la tutela e la promozione dei diritti dei bambini nel mondo, ha da poco reso noti alcuni dati riguardanti le condizioni di vita dei bambini palestinesi nei Territori occupati, di cui riporto una sintesi.- Quasi quattro milioni di Palestinesi vivono nei Territori occupati, 2,5 milioni nella West Bank e 1,49 milioni nella Striscia di Gaza; il 53% della popolazione, pari a 2,1 milioni, è di età inferiore ai 18 anni.- Il 42% dei bambini palestinesi sono da considerarsi rifugiati, dato che sale al 69% con riguardo alla sola Striscia di Gaza.- 882 bambini palestinesi sono stati uccisi dall’esercito israeliano o dai coloni nel periodo compreso tra lo scoppio della seconda Intifada (settembre 2000) ed il 30 giugno 2007.- Nel solo mese di giugno, l’esercito israeliano ha ucciso 9 bambini e ne ha feriti 21, mentre gli scontri intestini tra i gruppi armati palestinesi hanno causato la morte di 7 bambini ed il ferimento di altri 6.- Dal settembre del 2000, 68 donne palestinesi sono state costrette a partorire presso un check-point, fatto questo che ha determinato la morte di 4 donne e di 34 neonati. - Alla fine di giugno, 426 minori palestinesi risultano detenuti nelle prigioni israeliane.- A partire dallo scoppio dell’Intifada e fino alla fine del 2006, solo a Gaza Israele ha distrutto totalmente o parzialmente 7.287 abitazioni, lasciando senza un tetto 34.902 bambini su un totale di 68.692 residenti; nella West Bank, le case distrutte ammontano a 3.302 e i Palestinesi interessati a 16.510.- 7 famiglie su 10 nei Territori occupati, vale a dire 2,4 milioni di Palestinesi, vive al di sotto della soglia di povertà, e tale dato ricomprende circa i due terzi dei bambini palestinesi.- 40.000 bambini dei Territori occupati sono costretti a lavorare, a cause delle pessime condizioni finanziarie delle famiglie.- Una malnutrizione cronica interessa il 10% dei bambini al di sotto dei 5 anni; solo a Gaza, ben 50.000 bambini risultano malnutriti.- Piu’ del 70% dei bambini di Gaza al di sotto dei 9 mesi risulta affetto da anemia, il che può determinare gravi conseguenze per il loro sviluppo fisico e cognitivo.- La maggior parte dei Palestinesi vive con una dotazione d’acqua ben inferiore a quanto raccomandato dalla World Health Organization per cucinare, bere e lavarsi (150 litri al giorno per persona); nella West Bank ciascun Palestinese ha accesso a circa 56 litri d’acqua al giorno, mentre tale quantità scende a 51 litri nella Striscia di Gaza.- Per il 27% delle famiglie palestinesi risulta problematico accedere ai servizi sanitari a causa dei check-points di Tsahal, per il 37% a causa delle chiusure e delle restrizioni israeliane, e per il 46% a causa dei costi dei trattamenti medici.- 10.000 bambini muoiono ogni anno, a causa soprattutto di malattie prevenibili e scarse cure per i neonati.- Quasi la metà dei bambini palestinesi ha avuto esperienze di forti traumi e stress causati dalle violenze e dai raid israeliani, o è stato testimone di violenze contro un membro della propria famiglia.- A causa delle chiusure e dei coprifuoco, più di 226.000 scolari di 580 scuole della West Bank, particolarmente nella zona settentrionale, trova impossibile, saltuario o pericoloso il recarsi a scuola.- Un’intera generazione di bambini giornalmente assiste sempre più a episodi di violenza, persino all’interno delle scuole, che dovrebbero essere luogo sicuro e protetto; uno studio risalente al 2004 della Birzeit University ha rilevato che il 45% degli studenti ha visto la propria scuola assediata dall’esercito israeliano, il 18% ha assistito all’uccisione di un compagno di scuola ed il 13% a quella di un insegnante.Un’intera generazione di bambini – aggiungo io – massacrata e in balia di un’occupazione militare illegale e sempre più brutale e feroce, abbandonata a un destino di violenza, morte e devastazione dall’Occidente "civilizzato", che assiste impassibile ad ogni più efferato crimine di guerra commesso quasi quotidianamente dai valorosi soldatini di Tsahal.Nessuna pena, nessun soccorso e, dunque, nessuna speranza per questi poveri innocenti.Nessuna speranza, neanche per il piccolo Talal, 5 anni, che allo staff di Save the Children ha dichiarato: "Vado all’asilo ogni giorno da solo. Ho paura quando vado solo. Ho paura che gli Israeliani mi spareranno. Vorrei che fosse mia madre a portarmi all’asilo, ma mia madre è occupata. Mio padre è stato arrestato dagli Israeliani e adesso è in prigione. Ho visto gli Israeliani prenderlo. Non l’ho più visto da allora".E noi, che stiamo facendo per il piccolo Talal?
www.noreporter.org
Pedro
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lunedì 5 novembre 2007
Noi rimandati a settembre? Voi rimandati a casa!!!

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