mercoledì 31 ottobre 2007

Battista non sa nulla sull’11 settembre!

A 6 anni dal terribile attentato dell'11 settembre che ha dato una brusca accelerata al motore della storia, e indubbiamente cambiato anche la nostra vita, continuiamo a non ottenere risposte sulle mille e mille domande che smontano ogni dettaglio della versione ufficiale. Le democratiche istituzioni americane tacciono. I cani da guardia che albergano dietro le cattedre universitarie e dietro le scrivanie dei giornali riempiono questo silenzio con insulti e tentativi di delegittimazione ("nazisti", "comunisti" e "antisemiti" sono i tre aggettivi che vanno per la maggiore) nei confronti di chi pone domande. Di seguito un articolo di Blondet su questa ottusa e mediocre arroganza, da ultimo proveniente dalle solenni colonne del Corriere della Sera a firma del vicedirettore Battista.
Pedro
Battista non sa nulla sull’11 settembre di Maurizio Blondet 30/10/2007
Anche P.G. Battista, uno dei vicedirettori del Corriere, ha voluto (o dovuto) dire la sua contro i «complottisti dell'11 settembre», dopo la comparsa del film «Zero» al festival veltroniano.Essendo un «letterato» nell'accezione italiota del termine (da Accademia della Crusca, recensore di romanzi di amici, pochi viaggi, poca esperienza di vita), Battista è un incompetente del tema.Non ne conosce gli aspetti storico-politici, né quelli fisico-chimici, né quelli tecnici.Per questo, ha creduto di cavarsela usando il registro del sarcasmo.Intima, irridendo, ai complottisti: «E adesso diteci tutto (ma proprio tutto) sul complottone dell'11 settembre», scrive già nel titolo, sul Corriere del 29 ottobre 2007: «Il brain trust Vidal-Chomsky-Chiesa-Cardini non riposi sugli allora del film 'Zero' con le sue suadenti voci narranti di Dario Fo, Lella Costa e Moni Ovadia. Si rimetta alacremente al lavoro, quantifichi dettagliatamente, non trascuri nemmeno una cifra del colossale complotto bushista-sionista che ha insanguinato l'11 settembre 2001 scaricando vigliaccamente ogni colpa su Osama bin Laden.Hanno dimostrato che si è trattato di un'orrenda cospirazione dell'impero americano?Non si accontentino dei risultati raggiunti, dicano quante migliaia e migliaia di sicari della CIA hanno partecipato alla macchinazione, smascherino il complotto di massa, l'unico grande complotto di massa della storia, che ha organizzato la demolizione controllata del World Trade Center, mentre miliardi di ebeti sprovveduti sono stati indotti a credere alla favola sionista, e cioè che la colpa sia tutta degli aerei islamisti che si sono piantati nelle due torri di New York.Si concentrino senza divagare sul particolare delle esplosioni messe a punto per far cadere le torri gemelle più altri grattacieli nelle vicinanze.Dicano quante centinaia di autisti, scaricatori, ausiliari sotto contratto CIA hanno trasportato tonnellate di esplosivi con giganteschi camion per giorni e giorni consecutivi prima dell'11 settembre per buttare giù le torri senza che nemmeno un newyorchese se ne accorgesse, sfiorato dal sospetto per l'immane traffico di tir e cingolati mimetizzati.Dicano quanti sono gli addetti pagati dal Mossad per tenere fuori centinaia di migliaia di persone giorno e notte da quella zona di Manhattan tanto affollata di capitalisti yankee che scorazzano attorno ai loschi affari di Wall Street. Dicano quanti sono i sicari che si sono travestiti da vigilantes delle decine di uffici del World Trade Center per far finta di niente di fronte allo spettacolo di chissà quanti agenti bushisti-sinisti che, fischiettando per non dare nell'occhio, hanno piazzato le cariche esplosive, sistemato gli inneschi, camuffato gli ordigni in attesa dell'ora X senza farsi scoprire dalle migliaia e migliaia di occasionali visitatori delle due torri.Dicano quanti sono i poderosi trasportatori che con forza erculea, essendo presumibilmente fuori uso ascensori e montacarichi bloccati per via dell'elettricità sionisticamente staccata durante le operazioni di trasbordo esplosivo, hanno portato sottobraccio quei pacchi pericolosissimi, torcia in bocca sulle decine di piani dei grattacieli bushisti.Dicano quanti artificieri della CIA hanno imbottito di materiale esplosivo anche l'edificio numero 7, situato nelle adiacenze delle due torri, anch'esso preso di mira dai loschi agenti della CIA e ridotto in poltiglia attraverso la demolizione controllata eroicamente scoperta dagli infaticabili segugi del complottismo.Centinaia di complici? Macchè, migliaia. Ma siano più precisi.Conteggino i membri delle famiglie, gli amici, i semplici conoscenti dei finti garagisti che nottetempo hanno ospitato a New York tutti gli automezzi adibiti al trasporto dell'esplosivo, o gli specialisti che da lontano hanno provveduto all'azionamento dei timer.Dicano quanti sporchi dollari ci sono voluti per comprare l'omertà di migliaia e migliaia di persone per oltre sei anni. Il mondo vuole sapere e loro perdono tempo con la Festa del Cinema di Roma.Facciano in fretta, però.La CIA è già all'opera per ridicolizzare il loro lavoro. Sarebbe una beffa per gli smascheratori del mostruoso complotto imperialista. Chi li inviterebbe più nei festival cinematografici? A Cannes, a Cannes».
Evidentemente, il PG Battista crede di aver lanciato una sfida.Purtroppo per lui, a molte delle domande che pone è stata già data risposta, e da anni: solo che lui non lo sa, non avendo mai dato nemmeno una scorsa all'ormai vasta letteratura sull'argomento.E' questo il problema suo: crede di potere sbugiardare i dati di fatto ormai acquisiti, che mettono in dubbio la versione ufficiale, esimendosi dal prenderne conoscenza.In più, essendo un cruschèvole letterato, ossia un linguaiolo (in tedesco Sprachpedant), non deve amare i viaggi cui si sottopongono in gran fretta gli inviati speciali: i luoghi di cui parla, evidentemente non li ha mai visti.Delle Twin Towers ha una concezione letteraria, ossia del tutto fantastica.Lo rivela senza saperlo quando lancia la sfida ai complottisti: «Dicano quante migliaia e migliaia di sicari della CIA hanno partecipato alla macchinazione… Dicano quante centinaia di autisti, scaricatori, ausiliari sotto contratto CIA hanno trasportato tonnellate di esplosivi con giganteschi camion per giorni e giorni consecutivi prima dell'11 settembre».Evidentemente Battista non ha mai gironzolato in quella zona di Manhattan, a fianco di Wall Street: non ha visto come quelle strette strade soffocate dai grattacieli sono effettivamente intasate di camion che scaricano e caricano incessantemente, senza suscitare i sospetti di nessuno.Perché?Perché molti di quei palazzoni sono «uffici a noleggio», affittati anche per un mese o una settimana. Le stesse Twin Towers erano uffici a noleggio.Battista non lo sa, ma in ogni momento diversi piani erano vuoti e sfitti (a volte moltissimi), altri venivano sgomberati dagli inquilini uscenti, mentre altri venivano arredati e forniti da inquilini entranti - gli inquilini essendo di solito note ditte, banche, finanziarie.La Zim, grande impresa israeliana di import-export, per esempio, era lì fino ad agosto poi di colpo traslocò, per risparmiare sulla costosa pigione.La natura di uffici noleggiabili a mese, o anche a giornata, fa sì che sotto le Twin Towers, sul retro, l'attività di facchini, furgoni e autocarri fosse incessante.Robusti scaricatori salgono e scendono continuamente e in gran numero dai 155 ascensori - la maggior parte ampi montacarichi destinati appunto ai traslochi e alla mobilia - portando su e giù carichi voluminosi, per lo più coperti da teloni che ne celano il contenuto.Possono essere scrivanie, armadi da ufficio, poltrone, computer, macchinari di ogni genere.Se non bastasse, c'è un viavai senza soste di elettricisti, ingegneri, architetti, arredatori, tappezzieri; una quantità stupefacente di sconosciuti, alcuni in uniforme aziendale ed altri no, ornati di «badges» di ogni genere, e per lo più usano i montacarichi, invisibili al pubblico normale.
Sì, in quel viavai - Battista non lo sa - si poteva trasportare facilmente esplosivo a quintali: più precisamente (secondo l'ipotesi del professor Steve E. Jones, docente di fisica all'università dello Utah) «termite», la sostanza chimica usata nelle cariche anticarro, che non esplode, ma brucia sviluppando 3 mila gradi di calore, come una lancia termica.Sì, si potevano portare negli edifici anche tonnellate di quel materiale, come di ogni altro materiale, sotto i teloni grigi.Sì, i congiurati potevano lavorare indisturbati al posizionamento delle cariche, operando tranquillamente nei piani sfitti e vuoti, come lavoratori che stessero preparandoli per il prossimo inquilino: qualunque attività, dalla stesura di complicati fili elettrici all'uso di martelli pneumatici o della fiamma ossidrica con la sua luce accecante, non avrebbe mai destato sospetti, essendo parte quotidiana dell'attività nel World Trade Center.Erano «migliaia e migliaia di sicari»?Anche qui, il letterato Battista ha una visione molto svaporata di certe dure realtà della vita.Ignora di quali meraviglie siano capaci non migliaia, ma diciamo due dozzine di specialisti di una qualunque forza armata moderna, artificieri e commandos muniti di addestramento specifico.Gente silenziosa, abituata alla disciplina, che magari ha preso parte a numerose precedenti operazioni «coperte» e illegali su cui non ha mai aperto bocca, con capacità tecniche su timer elettronici, plastici, termiti che sfuggono del tutto alla piccola mente di un linguaiolo della Crusca.Specialisti stranieri, magari.Gente che arriva sul posto, fa il suo lavoro e riparte col primo aereo.Rapida, anche perché i materiali sono già stati portati tutti lì in anticipo.Da normali camion dei traslochi.Se Battista avesse letto qualcosa, saprebbe infatti che alcuni giovanotti su un camion di traslochi furono segnalati quel giorno mentre festeggiavano l'evento, fotografandosi a vicenda, ridenti, sullo sfondo delle Torri in fiamme.Fermati dalla polizia di New York, questi ragazzoni risultarono tutti israeliani freschi di addestramento nell'esercito israeliano; e l'agenzia per cui lavoravano, la Urban Moving Systems, risultò anch'essa proprietà di un israeliano che si affrettò a squagliarsela, Domink Suter.E tutto questo è apparso sulla stampa locale nei giorni immediatamente seguenti all'attentato.Perciò la sfida di Battista ai cosiddetti complottisti: «Conteggino i membri delle famiglie, gli amici, i semplici conoscenti dei finti garagisti che nottetempo hanno ospitato a New York tutti gli automezzi adibiti al trasporto dell'esplosivo», ha già avuto una risposta almeno potenziale.Gli automezzi sono quelli di varie compagnie di traslochi (un lavoro che pare prediletto dagli israeliani in USA), e stavano di notte nelle rimesse delle compagnie medesime.Cosa non si può trasportare sotto i teloni di camion da traslochi, fuori dalla vista, senza suscitare alcuna curiosità?Forse persino Battista può immaginarlo.Anche il più pantofolaio dei letterati avrà fatto un trasloco.Molte cose che sembrano impossibili ad un letterato, che non sa nulla di cose militari, diventano possibilissime per esperti di attentati «false flag».E ancor più facili se il proprietario del complesso è il comune di New York, e il suo sindaco Rudy Giuliani - che aveva fatto i passi per la demolizione del WTC, a causa dei costi proibitivi della manutenzione di grattacieli vecchi di trent'anni, ricevendo un rifiuto dall'autorità sanitaria perché prima bisognava bonificare gli edifici dall'amianto - li aveva affittati poche settimane prima al suo amico Larry Silverstein, un immobiliarista ebreo che s'era affrettato ad assicurare entrambe le Torri da crollo per impatto aereo - e che dal crollo ha ricavato dalle assicurazioni molte, molte volte di più della prima rata d'affitto, la sola cifra che ha sborsato.Silverstein, in quanto affittuario, poteva benissimo aver pianificato quali piani «dovessero» restare vuoti per quei «lavori» degli ingegneri specialisti di demolizioni con background militare.Quel Silverstein, del resto, sapeva benissimo che la Torre 7 era stata minata, perché - per sua stessa ammissione in TV - disse ai vigili del fuoco «buttatela giù», usando il termine tecnico (pull it) che si usa per la demolizione controllata con esplosivo.E' possibile che a questo punto Battista gridi: «Ma dove sono le prove?».E' evidente che non ha letto nulla.Tutto ciò che abbiamo detto (un millesimo dei fatti) è stato provato, e sono state indicate le fonti.Non è nemmeno necessario che Battista legga gli infiniti libri documentati sul tema.Basta consulti il sito di Mazzucco, «Luogocomune».Lì troverà tutto in rapido sunto.Persino l'intervista a Scott Forbes, un impiegato di una finanziaria che si trovava al 97mo piano della Torre Sud, e che dice: «L'8 e 9 settembre 2001 fu tolta la corrente all'intero edificio, cosa di cui fummo preavvisati [dall'amministrazione] con tre settimane di anticipo. Il giorno 11 settembre rimasi a casa, vidi l'esplosione, e cominciai a sospettare. Segnalai quella interruzione pianificata di corrente alle autorità perché restasse agli atti. Ma nessuna autorità ha voluto metterla agli atti».
E' tutto lì, Battista.Scott Forbes con la sua faccia e la sua voce.E non c'era bisogno dei « poderosi trasportatori» immaginati dal Battista, «che con forza erculea, essendo presumibilmente fuori uso ascensori e montacarichi bloccati per via dell'elettricità sionisticamente staccata durante le operazioni di trasbordo esplosivo, hanno portato sottobraccio quei pacchi pericolosissimi, torcia in bocca sulle decine di piani dei grattacieli bushisti».Tutta questa frase è una scemenza, collega di Magdi Allam.I carichi voluminosi erano stati portati prima, con i 155 ascensori funzionanti, dai «traslocatori».La corrente fu staccata all'ultimo, il sabato-domenica precedente all'esplosione.Probabilmente, per gli ultimi ritocchi, e per obliterare le telecamere di sorveglianza durante quei ritocchi.Battista non lo sa, ma tutto il segreto delle demolizioni controllate consiste in questo: troncare con apposite cariche sincronizzate tutti i pilastri portanti dell'edificio nello stesso decimo di secondo.Tecnicamente è laborioso e richiede bravissimi ingegneri specializzati.Ma concettualmente è semplice, dovrebbe capirlo persino Battista.Ora, i «pilastri» delle due Torri erano 38 colonne d'acciaio, scatolati metallici coi lati spessi, alla base, anche dieci centimetri.Cerchi Battista di spiegarci, dal suo caldo studio di letterato, com'è possibile che un aereo che colpisce lateralmente le Torri abbia potuto troncare i 38 pilastri nello stesso decimo di secondo.Sorvoli sul fatto che un aereo è d'alluminio e i pilastri sono d'acciaio.Cerchi di capire se ha mai visto un oggetto lungo e verticale, colpito «di lato», cadere «in verticale».A Manhattan, questo fenomeno inaudito in fisica s'è prodotto due volte, anzi tre (la torre 7).Ci spieghi, Battista.Provi.Faccia l'esperimento, magari usando una pila dei libri che affollano la sua scrivania: una pila colpita di lato cade di lato, non nel suo perimetro.
Quando si vuole parlare, prima bisogna informarsi dell'argomento.Il fatto di essere vicedirettore de il Corriere non esime dall'apprendere gli argomenti che si vogliono contraddire.Un minimo di informazione sulle posizioni altrui dovrebbe essere la norma persino ne il Corriere di Mieli, che si presume «organo d'informazione».I dati di fatto si smentiscono con altri dati di fatto, Battista.Torni al suo lavoro, alle recensioni dei libri degli amici.Maurizio Blondet
www.effedieffe.com

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